Gli stregoni degli arbalètes

In questi ultimi anni, tra i pescatori subacquei del bacino del Mediterraneo si è diffusa l'abitudine , l'hobby, di costruire l'arbaléte dal fusto in legno con le proprie mani.

Niente da obiettare : io ho iniziato negli anni 70 partendo da un vecchio fusto Petrali (anziano pescatore agonista milanese già produttore di attrezzature per la pescasub) al quale avevo adattato la testata e l'impugnatura Beuchat del modello Marlin. L'arbaléte che ne era venuto fuori, successivamente ad alcune modifiche, venne impiegato nei miei primi video sull'Agguato .

Ho sempre asserito che questa pratica rientra nella atavica cultura dei cacciatori di costruirsi l'arma con le proprie mani.

In verità, il mio arbaléte non era nato solo per il gusto culturale di rispolverare l'antica tradizione venatoria ma, come vera esigenza tecnica, in quanto sul mercato di questi prodotti si trovavano poco più di semplici “sparalucertole” e il “gap” tecnologico tra gli arbalétes e i fucili subacquei oleopneumatici era enorme soprattutto riguardo la potenza di tiro.

A quei tempi, dirigevo il “Settore Mute “ ( mute subacquee per immersioni ricreative , professionali stagne, mute da Wind surf) della Technisub che nel passato aveva commercializzato l'arbaléte australiano della Undersee: il Cave Master che montava un elastico da 20 mm di diametro e lanciava un'asta da 8 mm.

Quel fucile non ebbe un grande successo di vendita e le matasse di elastico per i ricambi da anni giacevano inutilizzati nel magazzino. Ho rilevato questo elastico (alla fine degli anni settanta) ed ho iniziato a montare gli spezzoni da 20 mm di diametro sulle boccole degli elastici da 16 mm della testata del mio arbaléte. La finalità era di aumentare la potenza di tiro ed in effetti l'asta da 6 mm di questo nuovo fucile letteralmente schizzava via, ma era anche molto imprecisa rispetto al puntamento di tiro.

Si rese necessario abbassare il piano di trazione degli elastici rispetto all'asse del fusto.

Non avevo ancora chiaro il principio fisico che successivamente chiamerò “ del momento di rinculo primario” e la prima testata ribassata nacque per caso dopo aver realizzato e provato diverse soluzioni.

Con questo arbaléte, all'inizio degli anni ottanta, ho intrapreso la mia esperienza di pescatore eremita in Sardegna, dopo aver rinunciato alla esperienza di agonista e di dirigente d'azienda.

Nella nuova dimensione esistenziale ho anche incominciato le prime conoscenze, disastrose nella chiave di lettura del copiare ciò che facevo: due amici con i quali dividevo le battute di pesca, a mia insaputa producono e vendono una copia del mio fucile, costituiscono una ditta: la Arrow e in corrispondenza dell'uscita dei miei primi video raccolgono il successo di vendita e di consenso che il mio arbaléte riceve sul mercato.

Successivamente, collaborare con l'impresario Pisciottu nella realizzazione dei miei primi video, mi mette in condizione di effettuare i primi controlli balistici sul tiro del mio arbaléte composito, ed è l'inizio di un percorso che mi vede impegnato tutt'oggi.

Ho voluto riassumere dall'inizio le mie tappe di pescatore/ingegnere progettista di arbalétes in modo da chiarire che questa attività ha avuto il principio in un lontano passato con una attività forse spontaneista e poco rigorosa, esattamente come si svolge oggi per gli attuali arbageppetti, ma che negli ultimi dieci anni per me ha avuto una svolta nella metodica della ricerca scientifica che ha condotto alla formulazione e alla pubblicazione dei miei studi balistici cui , volenti o nolenti, gli artigiani più eruditi degli arbalétes fanno ora riferimento!

Fin qui, forse, non è chiaro il motivo di questo racco nto che in definitiva è la storia recente degli arbalétes in Italia e in parte nel Mediterraneo, introduco allora una considerazione temporale: negli anni settanta del secolo scorso i fucili ad elastici erano molto primitivi, poco diffusi ed impiegati per catture e tecniche di pesca non impegnative, non erano stati prodotti studi e ricerche in questo settore, mentre oggi molte aziende propongono arbalétes di buon livello e non si capisce la ragione principale di perder tempo e denaro per costruire un attrezzo che nella migliore delle ipotesi è inferiore a molti di quelli presenti sul mercato.

Se c'è un pizzico di ignoranza in chi coltiva questo hobby, diventa presunzione quando la stessa persona convinta di aver costruito chissà cosa, senza produrre alcuno studio o prove di funzionamento rigorose, si mette a vendere, legalmente, o spesso “in nero”, il frutto del suo hobby .

Viene da obiettare che se questi oggetti trovano un compratore, perché no!

Se un pescatore subacqueo preferisce comprare il prodotto di un improvvisato “salumiere della pesca subacquea” (con tutto il rispetto per i veri salumieri che , con maggiore intelligenza e dignità fanno, di professione solo ciò che è il loro mestiere), ovviamente, è libero di farlo, viviamo ancora per un po' di tempo in un regime di libertà di scelta.

Tuttavia sorgono delle precise domande, nella mia mente, quando queste persone sul web organizzano campagne denigratorie nei miei confronti e trovano alleati in una serie di operatori e amministratori di socialnetwork.

Anche di recente ho avuto sotto gli occhi uno di questi prodotti, rappresentato nella locandina pubblicitaria di una manifestazione con prove in piscina, l'ultimo della serie delle imitazioni dei miei fucili: ha l'impugnatura dei miei arbalétes con appoggio per il pollice (oggi molto diffusa ma introdotta per la prima volta da me sul mercato), stesso design del meccanismo di sgancio, copiato addirittura il para-grilletto, stesso sgancia-sagola, le aste ormai sono tutte con le pinnette che ho introdotto su questi accessori all'inizio degli anni 2000, la forma del fusto è a dir poco identica, uguale anche il mimetismo a chiazze che per primo ho iniziato a disegnare sui fusti tanti anni fa.

Il bello è che: a leggere cosa scrivono i miei detrattori, sarei io che copio le loro meravigliose idee (non si sa quali...).

Questi dilettanti alla sbaraglio si lamentano della mia pratica recente di brevettare tutte le novità comprese delle loro vantate idee, non capendo un'acca di cosa è l'oggetto dei miei brevetti (forse perché non è ancora possibile leggerle all'Ufficio Brevetti, ma nei miei articoli di presentazione sul sito web sono descritti chiaramente), come se non fosse chiara la mia esigenza di difendermi da coloro che ormai da anni stanno mettendo sul mercato copie dei miei prodotti.

La mia attività di imprenditore, la mia genialità di progettista , la mia esperienza e capacità nel settore subacqueo deve gratificare me, non chi mi copia!

Mi chiedo però a questo punto: dove sono le persone intelligenti, i pescatori che sanno distinguere i millantatori dai veri progettisti? Non c'è nessuno che è capace a dire a questi “dilettanti” che: stanno copiando tutto dalla stessa persona che denigrano!

Non si rendono conto, gli amministratori dei forum che ospitano i messaggi sconclusionati (sotto il profilo tecnico) di questi personaggi, dell'abbassamento del livello culturale, del dibattito tecnico, ma anche etico nel momento che le critiche indirette alla mia persona ormai si sprecano?

C'è da dire che i questi ultimi anni si è formato un movimento “anti-Dapiran” che ha raccolto: negozianti in crisi , aziende di un cartello che boicotta sulle riviste cartacee ogni riferimento al mio nome, “rosicatori” e invidiosi di ogni genere. Questo movimento ha sgominato l'azione dei “cavalieri jedi” vecchi amici che avrebbero dovuto difendere i nuovi principi delle tecniche di pesca , della nuova etica del prelievo, della cultura scientifica nella progettazione, questo movimento “armata Brancaleone” vuole far tornare la stregoneria nella progettazione degli arbalétes: un pizzico di fibra di carbonio, una puleggia folle qua, una là...

Sostengono: “Cosa sono queste prove scientifiche filmate con le videocamere ad alta velocità? “

“Non ci vuole un ingegnere per progettare un buon fucile subacqueo, anzi , meglio se ha la terza elementare!”

Tutto ciò si è svolto nel disinteresse delle persone colte che in privato mi scrivono “fregatene!”

A queste persone io obietto:la nostra disciplina raccoglie sempre nuovi consensi ci sono molti giovani, molti sprovveduti poco informati che magari credono alle panzane. Non siamo forse la nazione dei maghi , degli astrologi e degli imbonitori ?

Voi che avete la cultura e le conoscenze tecniche, venite meno al dovere morale di esprimere il vostro pensiero e lottare contro questa ignoranza!

Non perché voglio dominare il mercato di questi prodotti: non avendo organizzato le capacità produttive della mia azienda per farlo, ormai anziano e ideologicamente non intenzionato a diventare un moderno capitalista.

I fenomeni di retroguardia culturale vanno combattuti perché producono un effetto negativo irreversibile: non stupitevi e non lamentatevi, poi, com'è accaduto che nessuno più vuole produrre video di pesca, o che nel futuro, forse l'unico vero progettista di arbalétes si ritiri da un mercato lasciato in mano ai “furbetti” per mancanza di persone attive e intelligenti.