Prima parte
La mia generazione è figlia della mania di personalizzare il proprio arbaléte, questa fissazione, nel passato, nasceva dalla consapevolezza che l'attrezzo, così come usciva dalla fabbrica, mal si adattava alle esigenze del pescatore.
E' in questo processo di cambiamenti, modifiche, personalizzazioni, che un giorno ho montato l'impugnatura preferita (quella del Beuchat - Marlin) sul fusto "Petrali" di legno a sezione romboidale: una rivelazione!
Stabilità dell'attrezzo nel tiro , precisione, si sono subito evidenziati e da quel giorno non ho più abbandonato il legno tranne una breve parentesi con il Monoscocca della C4, giusto il tempo di capire l'errore progettuale degli arbalétes realizzati in tubo di qualunque materiale di trattasse.
A quarant'anni da quel giorno storico e dopo dieci anni come imprenditore produttore di questi attrezzi in legno, mi viene spontaneo domandarmi se anche i miei fucili sono soggetti a questa mania di personalizzazione che può nascondere qualche difetto progettuale.
La base ideologica della personalizzazione del proprio arbaléte, a mio avviso, è corretta!
Le caratteristiche antropometriche di ciascuno di noi sono assai diverse, soprattutto quelle che possono riguardare l'adattamento all'attrezzo ad elastici che ha avuto un così grande successo nella pesca subacquea: l'arbaléte.
La precisione nel tiro con questi attrezzi dipende da come riusciamo a contrastare il rinculo: in parte questo viene "assorbito" dal fusto, ma in altra parte, viene contrastato dalla massa inerziale del corpo del tiratore e dalla sua tecnica di tiro.
Sulla tecnica di tiro ho già scritto qualche articolo, ma ho trascurato di approfondire alcuni particolari.
L'impugnatura:
Le impugnature nascono standard e per fortuna quelle più recenti fornite da alcune ditte hanno una forma ergonomica per destrimani e mancini, soluzione che ho introdotto qualche anno fa subito copiata dai concorrenti (scuserete questa mia ossessione contro le copiature che non sarebbe, se mi fosse riconosciuto il merito di certe scoperte-invenzioni), tuttavia, le nostre mani sono molto diverse tra un normotipo d'uomo e l'altro. In effetti la prima impugnatura anatomica è nata sul calco della mia mano, ma ha subito successive modifiche facendo prove di impugno con altri pescatori. Resta il fatto che va sicuramente bene per una persona di media corporatura (70/80 chili di peso, 170/180 cm di altezza), ma risulta troppo grande per chi è più minuto, e troppo piccola per chi è più grosso.
L'adattamento col tempo alla impugnatura aiuta molto, ciò nonostante, si può provvedere a qualche piccola modifica funzionale:
Le mani piccole trovano difficoltà ad arrivare al grilletto con l'indice o il dito medio, a seconda delle abitudini del tiratore, quindi è necessario ridurre la distanza tra il dito preferito e questo componente fondamentale delle armi da tiro. Ciò si può ottenere facilmente nelle impugnature di legno scavando nella sella di appoggio pollice-indice con un elettro-utensile a cilindro o disco abrasivo E' più difficile , se non impossibile farlo, con le impugnature metalliche, o stampate in plastica
Le mani grandi sono costrette a tirare, a volte, con l'articolazione della seconda falange e ad alcuni può risultare scomodo, allora è sufficiente porre uno spessore che allontani l'appoggio del dito sul grilletto, sia incollando un posticcio sagomato sulla plastica o più semplicemente infilando un tubo di plastica termoretraibile di spessore opportuno sul prisma sagomato che di solito costituisce il grilletto.
Altre personalizzazioni possono riguardare l'aumento o la riduzione dell'appoggio delle dita non coinvolte nell'azione sul grilletto . Anche di fronte a questa necessità, se l'impugnatura è di legno, si può intervenire con un elettro-utensile adattando l'impugnatura alle proprie esigenze. E' ovvio che dopo questi interventi bisogna ripristinare l'impermeabilità del legno, al riguardo, i prodotti specifici sono facilmente reperibili sul mercato.
Altra esigenza, a volte molto sentita, è quella di bloccare l'impugnatura più solidamente al palmo della mano per favorire la tempestività e la precisione del brandeggio. Può capitare nelle zone di forti correnti, o di mare sempre mosso, o con grande risacca (ad esempio nelle coste dell'Atlantico), di avere la necessità di far molta forza sulla impugnatura sia nel brandeggio verticale che orizzontale. Anche di fronte a questa occorrenza si può intervenire con una personalizzazione di facile realizzazione: si pone una piastra avvitata alla base della impugnatura, sagomata in modo da appoggiarsi alla base verticale del palmo della mano. Le rotazioni del polso, in questo caso, non agiscono soltanto sulle dita ma anche sulla base del palmo aumentando il braccio di leva di questa azione rotatoria. Questo bloccaggio riduce la manualità di altre operazioni di impugno che solitamente eseguiamo con i nostri arbalétes, tipo far scorrere lungo il corpo il fucile portando il braccio all'indietro lungo la coscia, quindi è consigliabile di rendere la piastra di bloccaggio amovibile, per montarla solo quando è necessario.