Di recente ho avuto modo di riflettere sulle motivazioni che animano il pescatore subacqueo nella scelta dell'arbaléte per le proprie battute di pesca.
I fattori che influenzano questa decisione importante ritenevo fossero essenzialmente due: la tecnica di pesca impiegata e le condizioni meteomarine stagionali.
Mi sono reso conto invece che influiscono sensibilmente anche altri fattori per nulla secondari.
La riflessione è nata da una situazione particolare della mia attività: ho terminato i fusti grezzi di un modello molto apprezzato dai miei clienti, il Medijedi, nel contempo, da un anno ho cambiato il fornitore di questi prodotti. Il nuovo artigiano (ha già realizzato il Saber) lavora con macchine più moderne rispetto a quello precedente che consentono lavorazioni più sofisticate e una precisione maggiore nei dettagli del fusto. Ho ritenuto fosse una buona occasione per ammodernare un modello di arbaléte la cui struttura aveva ormai qualche anno.
Lo studio balistico conseguente al progetto del Saber aveva evidenziato alcuni particolari tecnici importanti che avrei voluto trasferire nei modelli Jedi, fermo restando che non era mia intenzione snaturare ne rivoluzionare un modello di indiscutibile successo. Ho quindi ridisegnato il Medijedi in un campione fatto a mano nel quale ho creato un alloggiamento degli elastici nel fusto che li avvicinasse molto di più all'asta. Un accorciamento degli elastici ordinato e aderente all'asta, in fase di spinta, è fondamentale per ottimizzare la trasformazione dell'energia potenziale elastica in lavoro di lancio dell'asta.
La posizione rialzata dell'asta rispetto al centro di massa del fusto del Saber aveva migliorato in questo modello il puntamento e contenuto la deformazione del fusto e la conseguente trasmissione alla mano del rinculo: la sezione del fusto del Saber, in sostanza, è una sezione a "T" con la testa della "T" posizionata in basso, nel punto di maggior sollecitazione a trazione delle fibre del legno (l'asse longitudinale del fusto è sollecitato a flessione per un carico di punta).
Nel nuovo modello perciò gli elastici erano più aderenti al fusto e l'asta in una posizione rialzata rispètto all'asse del centro di massa del fusto.
Con alcune indicazioni sul tipo di lavorazione e il mio modello fatto a mano, l'artigiano Maurizio (culturalmente erede degli artigiani toscani rinascimentali nello studio delle forme) mi ha restituito un Medi/Saber senza pulegge che ho finito di lavorare a mano, come tutti i modelli di arbalétes di serie che costruisco, quindi l'ho provato in una battuta di pesca.
Tralascio le considerazioni che mi hanno portato successivamente a trasformare questo modello nel Saber 90 (le affronterò in un articolo specifico), mi sono trovato a pescare per necessità di collaudo con un segmento di arbaléte che di solito non uso in questa stagione e non mi sono trovato affatto male!
Certamente non avrei catturato sull'Ombrello di Capo Testa, con un fucile più lungo, una cernia "in caduta": il Saber 110 è sicuramente più indicato per questo tipo di catture
(negli stessi giorni del collaudo alternavo i due modelli di fucili), tuttavia, nell'agguato profondo sul "pesce bianco" il Saber/Medi mi ha veramente sorpreso. Per contro, col Saber 110 ho preferito non tirare alcuni pesci che nell'agguato mi sono apparsi d'improvviso scapolando un masso, in parte per la vicinanza con le rocce, un po' per la difficoltà di brandeggiare rapidamente un segmento lungo di arbaléte.
In definitiva, col '90 non avrei probabilmente tirato la cernia in caduta, ma avrei preso molti altri pesci che non ho tirato per problemi di brandeggio e di tiro ravvicinato.
Ho riflettuto su queste circostanze e sulla abitudine di usare segmenti lunghi quando decido di praticare l'agguato profondo sulle secche al largo della costa.
Sono convinto che abbiamo contratto abitudini e credenze dall'uso sistematico di alcuni modelli di fucili che nel passato hanno dato buoni risultati.
L'evoluzione delle attrezzature devono portarci a rivalutare queste abitudini, nel contempo le condizioni di caccia sono cambiate e forse dobbiamo stabilire di nuovo le nostre strategie di scelta dell'arma e di impostazione della battuta di pesca.
Quando volevamo un arbaléte potente e di buona gittata utile, prendevamo un fucile del segmento lungo: l'arbaléte monoelastico offriva queste qualità solo sui modelli più lunghi...(tralascio la spiegazione tecnica di per se evidente)
Sapevamo in partenza che avremmo avuto dei problemi nel brandeggio, ma era una scelta obbligata, se volevi trapassare un pesce di buona taglia o distante dalla punta del fucile non avevi altra scelta ed in questo caso il fucile oleopneumatico era una valida alternativa, notoriamente meno preciso dell'arbaléte più difficile da puntare sul bersaglio, ma corto, rapido e potente.
L'evoluzione degli arbalétes che ho contribuito a sviluppare con i modelli a doppio elastico ha modificato queste condizioni avvicinando le prestazioni dei fucili ad elastici a quelle degli oleopneumatici. Non sono più necessari modelli molto lunghi, gli arbalétes /archibugi di una volta, ci resta però questo condizionamento che inconsciamente ci porta scegliere un arbaléte lungo quando aumentiamo la batimetria delle nostre immersioni.
In sostanza gli arbalétes si sono evoluti ma non le nostre abitudini: continuiamo ad usare il segmento 106 nella pesca profonda in acqua libera senza tener conto che ora il modello è a doppio elastico ed è diventato ancora più potente, certo è vero che il pesce si tiene più distante dal pescatore per un principio di cautela contratto in questi ultimi anni, ma possiamo colpirlo e catturarlo lo stesso con un arbaléte del segmento più corto, potenziato con i nuovi modelli di arbalétes!
Un secondo elemento di riflessione riguarda come si è evoluta la "presenza " del pesce.
Nella mia vita ho attraversato diverse generazioni di pescatori: ho iniziato con l'arbaléte, ho proseguito con i fucili a molla, per tornare all'arbaléte e nel periodo agonistico ad usare gli oleopneumatici, infine nei venticinque anni di pesca "professionale" l'arbaléte in legno auto-costruito reso famoso dai primi video sull'agguato è stato il compagno ideale.
"Ho visto cose che voi umani non potreste neppure immaginare..."
La realtà attuale è assai diversa da quella di tutti i periodi che ho vissuto: i pescioni ora sono alquanto rari e la battuta di pesca si risolve e si imposta quasi sempre su un numero ristretto di specie di pesce bianco. Dal basso fondo alle profondità abissali è questo tipo di preda che, in prevalenza, incontriamo e catturiamo!
Non possiamo partire con fucile lungo e potente nel basso fondo quando l'incontro con una ricciola di passaggio è rara e si risolve, forse, in un pescione ogni tre anni. La grossa spigola si ferma anche con un '90 , combinazione, sia io che Cyberman, mio noto cliente, abbiamo catturato pochi giorni fa due spigole di 4.7 e 7 chili rispettivamente col prototipo del Saber 90 e con il Medijedi anche questo un '90. Non sarebbe stato possibile con un '90 classico monoelastico o con un progetto diverso da questi due modelli, quindi, accettiamo che con il Saber 90 (il modello del futuro di questo segmento) si posso catturare pesci di buona taglia e mandarli pure in sagola.
In conclusione: anche nella pesca profonda gli incontri con le possibili prede si risolvono, statisticamente, nel bel sarago , la corvina , il cerniotto, il dentice di qualche chilo ecc, tutti pesci alla portata di un arbaléte doppio elastico del segmento compreso tra il '90 e il ‘100.
Cosa guadagniamo nel segmento corto?
Il brandeggio, la rapidità di puntamento e la gestione complessiva dell'arma.
Queste riflessioni forse possono disorientare il lettore che può obiettare: "Allora i modelli lunghi cosa servono, perché hai costruito e proponi il Megajedi"?
Ritengo che la pesca subacquea si stia sempre più specializzando, diventando per tutti una esperienza meno improvvisata.
Una volta con un fucile si faceva tutto, tutti i tipi di pesca, ora non è più così!
Voglio citare l'esempio della pesca dalla superficie con la canna: ogni tecnica di pesca rivolta a specifiche prede ha una canna diversa, fino ad arrivare alle canne lunghissime 7/8 metri.
Se volete insidiare un dentice e la vostra conoscenza del sito di pesca vi fa ricordare pesci smaliziati lontani dal pescatore e dai suoi appostamenti all'aspetto, la scelta deve orientarsi su un arbaléte lungo, asta non troppo massiccia , molto veloce. Questo è un esempio di pesca mirata, molto selettiva, da parte di un pescatore maturo.
Se vi rivolgete ad un ambiente sconosciuto e la battuta di pesca si presenta con molte incognite, la scelta si orienterà su un'arma versatile da "razzolo" il segmento intorno al metro è l'ideale.
Se il mare è mosso o l'acqua è particolarmente torbida le scelte sono note ed obbligate: segmenti molto corti più o meno potenti in funzione dei pesci che si prevede di incontrare.
Chi preferisce impostare la battuta sulla pesca in caduta in fondali profondi dove può capitare una cernia in "candela" anche in questo caso l'ideale è un arbaléte lungo, asta massiccia, aletta da 1.2 mm.
In conclusione la pesca subacquea non è più l'avventura che si improvvisava come una scampagnata, anche l'ora di ingresso in acqua è diventato un elemento di scelta importante e tanti altri particolari vanno studiati a priori se si vogliono ottenere risultati che non siano occasionali e frutto del fattore "C".
Un altro fattore può influenzare la scelta dell'attrezzo ed è la somatometria del pescatore.
La lunghezza e la muscolatura del braccio che regge il fucile può rendere ingestibile un arbaléte del segmento lungo.
Ho avuto alcuni ma significativi casi di clienti che hanno dovuto restituirmi il fucile acquistato perché, o non riuscivano a caricarlo, o non erano in grado di reggerne il rinculo. Alcuni addirittura non sono riusciti ad ottenere un buon allineamento di tiro, anche se in generale i miei arbalétes si adattano molto bene a tutti normotipi europei.
Anche rispetto a questo fattore che ha sempre guidato inconsciamente il pescatore nella sua scelta, con i nuovi modelli di arbalétes ci si deve convincere che è più opportuno propendere per i modelli più corti di quelli abituali, molto potenti, nei quali ho specializzato la mia produzione.
Al principio, può risultare complesso e artificioso il caricamento di più elastici circolari , ma in seguito ho potuto constatare che tutti si abituano ed apprezzano la possibilità di ottenere le stesse prestazioni dei modelli lunghi su un segmento più corto e maneggevole.
Il fattore potenza è facilmente regolabile caricando gli elastici nelle diverse combinazioni possibili con le tre pinnette ormai di serie sulle aste dei miei fucili.