n.11 - Diario di pesca

Siamo giunti alla fine dell’estate 2000: l’acqua del mare è calda e il termoclino
ancora molto lontano dalla superficie.
L’anticiclone delle Azzorre ha occupato per lungo tempo il bacino del
Mediterraneo, determinando un’alta pressione che ha tenuto lontano le grandi
perturbazioni atlantiche.
Il lungo periodo di mare calmo ha reso statica la dislocazione dei vari branchi
di pesci che sentono nei cambiamenti climatici la spinta a compiere le loro
migrazioni.
Il pescatore subacqueo in queste condizioni si trova a dover operare su pesce
stanziale, reso alquanto diffidente dai numerosi contatti con “l’uomo
pescatore”.
Ad ogni battuta di pesca, devo sperare che la pressione del prelievo non abbia
sprofondato definitivamente, a quote inaccessibili, le sparute famiglie di sparidi
e le altre specie che occupano il basso fondo.
Anche i grossi dentici, disturbati dall’attività della pesca esercitata in maniera
continuativa ( sia subacquea che alla traina o con i palamiti), si sono
allontanati dai cappelli delle secche, lasciando il territorio a disposizione dei
giovani esemplari più ingenui e facili da catturare.
Non sarà così il prossimo anno: i sopravvissuti ricorderanno sicuramente la
freccia che ha colpito il loro compagno di branco.
E’ questa memoria storica che rende imprendibili gli adulti superiori a 10 chili
di peso!
Ancora qualche giorno e le prime burrasche cambieranno definitivamente la
situazione sotto e sopra la superficie del mare.
E’ tempo di bilanci!
Per quanto mi riguarda posso affrontare quello del Nord Sardegna e del Sud
della Corsica con un sorriso di soddisfazione.
E’ stata un’estate proficua per chi si è dedicato all’arte della cattura del
dentice: branchi numerosi hanno occupato anche le secche che da tempo
erano deserte.
L’acqua molto calda ha favorito la
colonizzazione di varie batimetrie con
poche eccezioni, nelle giornate di
corrente fredda.
Operando sul lato nord/orientale della
Sardegna e sud/occidentale della
Corsica, conosco bene la situazione in
queste zone, ma mi sono giunte
segnalazioni di catture di grandi esemplari un po’ ovunque nelle due isole.
Questo splendido predatore sembra non sentire più la concorrenza dei branchi
di barracuda che qualche anno fa avevano creato apprensione tra i pescatori
professionisti.
La colonizzazione del Mediterraneo da parte dello Sphyraena
Sphiraena dopo un’esplosione iniziale di qualche anno fa, è rallentata,
concedendo spazio ai branchi di dentici che si erano dimostrati
perdenti nello scontro iniziale per il controllo territoriale.
Quando si tratta di lottare per il dominio di un territorio con una vera macchina
da guerra come il barracuda, non si ha scampo!
Un altro segnale positivo giunge dal restocking della cernia.
Data dai biologi in via di estinzione, oggi, invece, gode di una buona presenza
lungo i 200 chilometri di costa che, a rotazione, perlustro nelle mie battute di
pesca.
Non mi era mai capitato di avvistare tante “cerniole” nel basso fondo come in
questa estate: curiose, accompagnano gli sciarrani e le donzelle nelle ispezioni
delle nicchie tra i sassi.
I grossi esemplari sono assenti, mi convinco
sempre di più che una varietà mutante (in
quanto ad abitudini) si sia adattata a vivere in
fondali inaccessibili alla maggior parte delle
tecniche di pesca, per riprodursi con un forte
ritmo.
Ho scoperto cernie di pochi centimetri di
lunghezza anche lungo il litorale di costa
Paradiso, sul lato nord della Sardegna, dove in
venti anni di immersioni non avevo mai
incontrato un solo esemplare.
La nostra coscienza (spero più matura di
quella dei pescatori della generazione che ci
ha preceduto), ora, deve farci esercitare un
autocontrollo ed una limitazione nella cattura
dei giovani esemplari.
Nelle riprese del video che ho iniziato questa
estate sull’agguato all’orata in superficie,
molte catture inquadrano una cerniotta che ,
a volte, appare nei miei itinerari di
perlustrazione.
Oltre a migliorare le nostre tecniche di
pesca, dovremmo imporci di essere più
selettivi nelle catture di alcune specie che ,
anche se non sono a rischio di estinzione
come dicono certi biologi, mostrano una certa difficoltà di reinserimento in
alcuni ambienti.
Lo scenario subacqueo sta cambiando anche per un altro sparide: da qualche
anno, il sarago maggiore ( preda più ricorrente nei carnieri dei pescatori
subacquei) è difficile da incontrare nella taglia superiore ai 500 gr, mentre il
basso fondo pullula di giovani esemplari.
Questo sparide sta soffrendo per un prelievo massiccio da parte della piccola
pesca (compresa quella subacquea) e dimostra preferire sempre più spesso,
nello stadio adulto, i fondali superiori ai 30 metri.
Quando visito, per la prima volta nella stagione estiva, una secca profonda, tra
le varietà di saraghi presenti, quello “maggiore” è di gran lunga quello in
numero prevalente, ma dopo il primo prelievo, si allontana lasciando fasciati e
pizzuti ad occupare il suo areale: non tornerà più stabilmente su quella secca
per tutta l’estate!
Al primo contatto con la freccia del fucile subacqueo, si sposta più in
profondità.
Si riavvicinerà alla costa solo alla fine dell’inverno, per la riproduzione.
In queste ultime estati ho individuato branchi di grossi individui nelle planate
su fondali vicini ai 40 metri: qualche volta ho potuto godere la scena di alcuni
esemplari che dal fondo mi sono venuti incontro a mezz’acqua!
E’ confortante, invece, il vigore riproduttivo del sarago fasciato sempre più
presente lungo i nostri litorali anche se per struttura corporea non supera quasi
mai i 500 gr.
La taglia delle corvine che ho
avvistato quest’estate,
purtroppo, si è notevolmente
ridotta: arpionare un esemplare
superiore ai due chili, evento
frequente fino a qualche anno fa,
ormai, è diventato un episodio
raro.
Questo fenomeno si spiega da solo: non fanno in tempo a crescere che
vengono catturate!
Anche nelle mie ricerche, in fondali profondi, non ho constatato una loro
presenza nelle “taglie forti”, a conferma che questo sciaenide, nel Mediterraneo
è in difficoltà.
Dopo tre mesi di aspetto e di agguato profondo, con una pesca dispendiosa e
impegnativa, sono tornato a visitare il sotto costa, alternando, all’alba,
l’agguato nel basso fondo, alle immersioni sulle secche profonde per controllare
l’arrivo dei tonni e delle ricciole.
Sto realizzando catture entusiasmanti di grosse orate, al punto che ho deciso di
rinviare il completamento del video “sull’aspetto dinamico” al dentice al
prossimo anno: i dentici, nel frattempo sono spariti (deve essersi sparsa la
voce sulla realizzazione della mia opera!).
Ho deciso di mettere in produzione un video sulla cattura dell’orata con la
strategia dell’agguato dalla superficie.
Questo sparide è in deciso incremento di presenza su tutte le coste italiane,
come mi confermano amici, corrispondenti dalle altre regioni.
Sono convinto che gli allevamenti a mare di questa specie stiano contribuendo,
con le fughe, in caso di rottura delle reti, al loro ripopolamento lungo tutte le
coste mediterranee.