n.17 - Diario di pesca - Il diario del gatto Libero

 .... E dopo l’infruttuosa caccia sotto costa,
notata la mancanza di spigole, come direbbe
il Maestro, “stanchi di pescare nel basso
fondo”, raggiungiamo una Magica punta per
tentare qualche tuffo più fondo………
Ma partiamo dall’inizio.
E’ sabato, l’aria è ormai primaverile.Dalle Ns. parti quando arriva la “stagione”,
il mare del golfo di Napoli brilluccica e noi sappiamo che l’inverno è finito. Già
durante la settimana Maddaloni, l’oro olimpico, aveva preso il primo sole,
lavorando a torso nudo sul gommone. Chi come me è nato all’ombra del
Vesuvio, “sente” nell’aria l’arrivo della bella stagione. E oggi è una giornata di
quelle.
La partenza è la solita: Pozzuoli. Il mercato ittico del Sabato rende il
parcheggio difficile, ma anche questo bailamme fa parte del gioco: i rumori, gli
odori e l’idioma sono una specie di rito per entrare nello spirito dell’occasione,
della pesca.
Pozzuoli è l’improvvisato ormeggio degli irriducibili, quelli che il gommone lo
usano 365 giorni all’anno. E’ il punto di partenza e di arrivo di chi, come noi,
naviga e pesca nel golfo e tra le isole, qualunque tempo faccia, qualunque
vento spiri, qualunque cosa accada. E senza alcun accordo, tutti, alla
spicciolata, lasciamo l’ormeggio per ritrovaci per mare.
Chi è mattiniero già rientra, e si commenta. Questa settimana molti cappotti.
Io mi vesto sempre prima, mi serve a rilassarmi e sentirmi tranquillo. Giunto
prima di tutti sul posto con una Mitica 500 del 70 con la cappotta aperta, sono
quasi pronto quando Maddaloni Massimo, Francesco Viola e Massimo Olino
arrivano con la solita accademica mezz’ora di ritardo. E pensare che dovevo
essere io in ritardo: un catarro (raffreddore) e un disturbo alla Peppe di Mauro
mi avevano fatto trascorrere una brutta notte.
Siamo in gommone e col sole in viso
navighiamo a 25 nodi verso Ischia. Scapolato
Capo Miseno e lasciata Procida alla nostra
sinistra, imbocchiamo il canale di Procida
mettendoci a riparo da un Libeccetto che spira
deciso. Di lì a poco puntiamo decisi verso
Porto d’Ischia.
Vista dal mare, giungendo da est, Ischia sembra Morea, alta e verde, vulcanica
e col Monte Epomeo frastagliato sullo sfondo di un cielo celeste, ricorda tanto
quell’isola del lontano Pacifico, ma siamo solo a 16 miglia da Napoli.
Essendo già vestito mi lascio scivolare in acqua mentre gli altri vanno in porto
a fare miscela e a vestirsi in acque ferme.
Mi dirigo nel bassofondo. L’acqua è chiara. Non sono ben zavorrato e la prima
cosa che faccio, avendo il Maestro che mi parla in testa, scelgo un sasso liscio
ed oblungo che infilo in cintura. Ora sono OK.
Avanzo col sole di lato, avanzo frapponendo sempre un riparo. Agguato. Cerco
lei. I cefali e le salpe sono piccoli e i guarracini (castagnole) mi fungono da
cartelli, da segnali. Niente.
Quando alzo lo sguardo dopo aver percorso quasi un chilometro e più, vedo il
gommone di Mad Max Maddaloni già ancorato a 500 mt….. e nessuno a
bordo.La caccia è iniziata.
Avanzo e passo in quel posto che quest’inverno mi ha regalato già due spigole,
ma l’acqua è chiara ed il sole è ormai alto. L’unica cosa che vedo muoversi,
lasciando il suo mimetismo, è Maddaloni che perfettamente immobile stacca
poi dal fondo lasciando le posidonie. Mi chiama e mi fa provare il suo nuovo
legnetto magico del Professore: non essendo abituato a pescare senza testata
ha difficoltà di puntamento. Tiro. Il legnetto è preciso quanto il mio, è solo
questione di abitudine.
Il cielo si è coperto ed il Libeccio è oramai deciso. Ci spostiamo. Nessuno di noi
ha prede nel cavetto o ha riportato avvistamenti. Oggi in poca acqua non gira
nulla.
…. E dopo l’infruttuosa caccia sotto costa, notata la mancanza di spigole, come
direbbe il Maestro “stanchi di pescare nel basso fondo”, raggiungiamo una
Magica punta, per tentare qualche tuffo più fondo………
Olino resta in gommone a farci da barcaiolo. Dopo una perlustrazione su 10 mt
raggiungo Maddaloni. Levo lo schienalino e mi affianco a Max. Siamo sui 22
mt, il vento ci scarroccia dal punto dove Maddaloni ha già preso un bel
Saragone (non il toscano). Cerchiamo di pedagnare il mio pallone, ma il peso è
leggero. E’ Olino che con i punti a terra ci riporta sul posto evitandoci di
continuare a planare sui 20 mt.
Maddaloni si ventila e scende. Ai 18 sparisce. Ma lo sparo del suo Ultra non
lascia dubbi. Lo vedo risalire mentre distinguo il calcio Marc Valentin che resta
fuori tana e risale fino a 17 mt circa, segnando la tana. Maddaloni riemerge ed
il suo sorriso non lascia dubbi: sono lì e sono grossi. Mi ventilo e giù.
Pescare sui 20 e più è una cosa diversa. Il silenzio del fondo. La pressione che
aumenta ed il fondo che avanza. Poi tutti i dettagli emergono. Dopo l’ultima
compensazione posso dedicarmi ai dettagli. La sagola sbuca da un massone
che, poggiato sul fondo, crea una spacca perfetta, profonda, perché l’asta non
si vede ed è una 150 ! Mi affaccio ma c’è sospensione. Prima di risalire
controllo un’altra crepa sul lato opposto del massone.
Riemergo. Per fortuna sono leggermente positivo e la giacca da 7, superati i 10
mt, mi spinge assieme alle 25 del buon Marc. Maddaloni ridiscende: vederlo
tuffarsi col boccaglio nella mano sinistra ed il braccio destro lungo il corpo, dà
un senso di rilassatezza e scioltezza. Va a –22 e pesca con giacca da 6,
pantaloni da 5, bermudino e pinne in tecnopolimero. E’ un mese che non si
tuffa ed è come se avesse finito ieri la stagione estiva. Ha dato filo da torcere
al Maestro quest’estate con tuffi e catture vicino ai -30. Per lui i –22 sono una
passeggiata.
Non finisco di accantonare i miei pensieri quando lo vedo risalire con l’asta al
petto e stringere a sé ben due saragoni… una magnifica coppiola. Alla pesatura
1 kg e 1,2 Kg. Un tiro da campione !!! Quasi in superficie il trillo del suo
acqualand lo sveglia dal sogno liquido vissuto in quei magici 90 secondi. Una
cattura che entra nell’albo dei ricordi. Potremmo
smettere qui.
Ridiscendo e controllo la tana, ma la sospensione è tanta
e sebbene resti a guardare, non scorgo bagliori.
Risalendo mi godo l’immagine della superficie spazzata
dal vento e quella sagoma pinnata che mi assiste come
un angelo custode.
Siamo su un buon posto ed i tuffi si susseguono. Galvanizzati dalle catture e
dall’avere nei polmoni quella profondità, assistiti dal gommone, continuiamo a
cercare. Anche Francesco si unisce a noi.
Ed è all’ennesimo tuffo che noto una palla di saraghi al libero che, invece di
essere attratti dal mio “aspetto”, corrono a casa loro… ed io non posso crederci.
Risalgo. Mi ventilo e stavolta plano silenzioso per scrutare. Sono tutti lì. Un mio
amico direbbe SARAGOLANDIA.
Il tempo di riemergere e chiamare il pedagno. Massimo si avvicina ed il
gommone pure. Ma il vento ci muove. Cerco di spiegare a Maddaloni cosa ho
visto e dove è. Ed è ancora il buon Olino a riportarci sul posto.
Scendo, siamo ancora sotto i 20. La spacca è frastagliata e
lunga: sembra una grossa bocca che digrigna i denti e tra le
fessure gli sparidi si affacciano. Mi avvicino e scelgo uno dei
più grossi, aspettando che si muova passando nello spazio
più largo e mi offra il fianco. Ora o mai più. Tiro dall’alto in
basso, disteso al massimo, sfruttando tutta la lunghezza del
braccio e del tiro del mio Acqua. Un tiro difficile mentre freno
allargando le pinne. Centrato, non ho il mulinello, tiro per
impedirgli di intanarsi, ma non riesco a farlo uscire dal buco. La doppia aletta
tiene, ma mi accorgo che l’ho preso di lato. Devo risalire.
Riemergo e Maddaloni, intesa la situazione, scende per assestare un altro
colpo. Ma non sarà necessario. Risale con il pesce e l’asta. Un altro sarago di
950 gr finisce a pagliolo. Con la stessa tecnica Maddaloni ne cattura un altro di
pari peso.
La tana è tale da non permettere di infilare alcun fucile ed oramai i pinnuti si
tengono ben lontani dagli accessi. Francesco con medisten e 5 punte tenta
qualche sortita. Ma la tana è lì e ci ritorneremo. Ce ne sono ancora tanti.
Basterà avere fiato per la profondità. Già pensiamo a quando con 2 kg e la 3
mm ci torneremo quest’estate.
Ci spostiamo con 5 saragoni a pagliolo. Ritorniamo in basso fondo. Il cielo è
plumbeo, il libeccio soffia e a tratti piove. La giornata regala altri 3 saraghi: 2
ancora allo scatenato Maddaloni ed uno al buon Olino.
E’ ora di tornare ci aspettano più di 20 miglia costeggiando Ischia e poi
Procida. Il vento non aumenta, ma piove. Entriamo nel canale e col mare di
traverso a 25 nodi cavalchiamo le onde sfiorando il traghetto per salutare i
passeggeri. Doppiato Capo Miseno il mare di poppa ci spinge in uno slalom tra i
filari di mitili. Ancora un tuffo ai mosaici, ma quasi per ingordigia, per spremere
fino all’ultimo questa favolosa giornata di mare.
Sono le 17,30 e prima di rientrare in porto le foto ! Poi
la pesatura (il sarago più piccolo sopra i 500 gr) e la
pulitura infine. La busta che non manca mai. Ci
inchiniamo al Maddaloni che batte tutti 6 a 2 !
Scatenato. Il Maestro commenterebbe con “notevole”.
E via in porto.
Dopo una giornata così non c’è niente che possa
andare storto. Nemmeno il cupo cielo ed il vento che
spinge l’umido e la salsedine dal mare. Nemmeno il
traffico del sabato pomeriggio. Nemmeno la folla al
cinema o in pizzeria.
Tra i tanti, stasera a Napoli, sicuramente 4 partenopei
sorridono, portano dentro il ricordo del blu, del silenzio del fondo, del rumore
del mare, della sfida con se stessi. Un ricordo che appare come un leggero
sorriso su un volto segnato da uno strano ovale, un segno inconfondibile, che ci
accomuna nella pazzia di questa passione.
Stateve ‘bbuon’
Lucio
GattoLibero
PS: (Un abbraccio al Mitico ed inossidabile Maddaloni che si è preso solo
20.000 !)