Diario di Pesca n°29
Fine Aprile, 2003
Un inverno dal punto di vista climatico, freddo e piovoso rispetto alla media
stagionale, in Sardegna, ha determinato una serie di anomalie o stranezze
anche nel comportamento e nelle abitudini dei pesci.
E’ scontato che il clima, quindi la temperatura dell’acqua del mare, sia
importante nel determinare i periodi riproduttivi delle specie ittiche, che è
sempre utile ricordarlo, sono organismi nella gran maggioranza a sangue
freddo, quindi regolate nel loro ciclo vitale dalla temperatura dell’acqua.
Può capitare, perciò, di non avere riscontri aderenti, sia nelle migrazioni, sia
nel periodo riproduttivo delle varie famiglie di pesci, nelle dichiarazioni dei
trattati di Biologia Marina.
Quest’anno è il caso del Sarago maggiore (Diplodus sargus sargus), per il
quale ho verificato un periodo riproduttivo lungo ed ininterrotto dal primo di
gennaio fino a questi giorni di fine aprile, nelle zone del nord della Sardegna e
del sud della Corsica.
Quattro mesi di riproduzione sono un’orgia della quale non ho memoria nella
mia vita di pescatore–etologo.
Quarantacinque giorni di “fermo biologico”, espressione bruttissima per definire
la sospensione del prelievo per la piccola pesca regionale sarda, mi hanno
tenuto forzatamente lontano dalla solita, quotidiana, attività venatoria (al
pescatore subacqueo, durante il “Fermo” è consentita l’immersione solo nel
week-end).
Gli altri anni sopperivo al divieto relativo al “Fermo”con missioni di due giorni in
Corsica, anche ripetute nell’arco della settimana.
Cinquanta minuti di traghetto, con partenza da Santa Teresa, per trovarmi a
Bonifacio e decidere in funzione delle condizioni meteorologiche da quale parte
cacciare: o lungo le coste orientali prospicienti Porto Vecchio, o in quelle
pescosissime del lato occidentale della Corsica.
Anche con poche immersioni distribuite nell’arco del mese, tuttavia, è emersa
questa stranezza del sarago in costante riproduzione. C’è da chiedersi se
questo fenomeno porterà ad un incremento demografico della famiglia, la più
tartassata dai pescatori subacquei1.
Stiamo assistendo ad un’evoluzione rapida e costante delle specie ittiche in
rapporto alla presenza dell’uomo, al tasso d’inquinamento delle acque, al
variare del clima: da implicare in prevalenza alle attività umane (effetto serra
ecc.). Il pescatore contemporaneo deve perciò diventare un attento
osservatore di tutti i fenomeni che comportano mutamenti, oltre che nel
comportamento, nel successo dell’espansione delle singole famiglie ittiche.
Gli anni passati avevo già notato una riproduzione anomala nel sarago
maggiore che non aveva mostrato un unico periodo riproduttivo ma andava
incontro a due cicli riproduttivi: uno, invernale (gennaio-marzo), l’altro,
estivo/autunnale.
1 Nota del dott. Riccardo Demurtas
Al riguardo al momento attuale potrei azzardare solo un’ipotesi per spiegare in parte questo
fenomeno; la stagione anomala dovuta alle intense piogge dell’inverno che hanno gonfiato i
fiumi e portato al mare un quantitativo enorme di nutrienti, ha sicuramente provocato dei
bloom fitoplanctonici, conseguentemente un aumento dello zooplancton, del macrozoobenthos
e quindi un aumento del cibo anche per il sarago. potrei assimilare questa situazione a quella
del cinghiale in sardegna. Una volta questo animale si riproduceva nella nostra isola una volta
l’anno, incalzata nelle aree una volta a sua disposizione dai maiali domestici allevati al pascolo
brado. Con l’avvento della peste suina e il conseguente abbattimento dei maiali che vivevano
allo stato brado il cinghiale le cui popolazioni sono state intaccate solo marginalmente dalla
peste ha occupato le nuove nicchie ecologiche. Molto cibo a disposizione, più territorio e quindi
maggiore possibilità di mettere al mondo progenie più numerosa. oggi il cinghiale in sardegna
figlia 2 e a volte anche tre volte all’anno. Un aumento delle risorse alimentari potrebbe aver
stimolato nel sarago, cosi’ come nel cinghiale, un periodo riproduttivo maggiore.
In effetti, al sarago poco importa quale stagione stanno vivendo gli umani, il
fattore scatenante la sua tempesta ormonale è la temperatura dell’acqua e
questa, non è certo legata soltanto alla stagione (sempre più bizzarra), ma
anche ad altri fattori 2.
Dispiace sempre, sviscerando il pesce, dover prendere atto che si è uccisa una
femmina con grandi sacche ovifere, ma buona parte dell’inverno e di
quest’inizio primavera, l’evento si è ripetuto inevitabilmente nella cattura del
sarago maggiore con una particolarità ulteriore legata alla batimetria e ai siti di
riproduzione.
Le battute di pesca che si sono svolte in Sardegna hanno evidenziato
l’abitudine del sarago maggiore di riprodursi nella fascia della colonna d’acqua
compresa tra i 10 e i 20 metri di profondità: siti prediletti, le spaccature
profonde dove un branco di femmine sembra deporre collegialmente!
Sono giunto a questa osservazione per aver trovato in prevalenza grosse
femmine in tane conosciute sulla batimetria citata e non in altre, nel constatare
che i saraghi catturati all’aspetto (quindi con forte istinto territoriale) erano, in
maggior parte, maschi. Ne ho preso coscienza per aver osservato nelle catture
2 Nota del dott. Demurtas
Si sa che il sarago e’ molto sensibile non solo alle variazioni di temperatura dell’acqua ma
anche al fotoperiodo. anch’esso infatti e’ in grado di influenzare la riproduzione del sarago cosi’
come degli altri sparidi. Basti pensare che nelle avannotterie quando si creano artificialmente le
condizioni idonee alla riproduzione si opera in questo modo: innanzitutto si scherma
completamente, o quasi, la vasca dei riproduttori con dei teli scuri e si fornisce ai pesci, tramite
una lampada che irradia le stesse lunghezze d’onda della luce solare, il quantitativo di ore luce
tipico del periodo riproduttivo della specie (per il sarago 9-10 ore), poi quando le gonadi sono
ormai giunte a maturazione, con variazione repentine della temperatura si stimola l’emisione
delle uova. Sono d’accordo con Antonello che afferma:“il totale delle uova che una femmina
può produrre potrebbe essere rimasto invariato pur dilatandosi nel tempo”. La maturazione
graduale delle uova all’interno dei follicoli ovarici è una caratteristica comune a molti sparidi e
io ne ho testimonianza diretta nella riproduzione dell’orata che depone “a sprazzi” le uova
(contrariamente ad esempio a quello che fa la spigola). Per questo a volte, per evitare che vi
sia troppa disparita’ nelle nascite, con conseguenti fenomeni di cannibalismo, si inocula alle
femmine un preparato a base di ormone LH (LUTEOTROPO) che consente di portare
rapidamente a maturazione tutte le uova, che possono così essere emesse
contemporaneamente o quasi.
all’aspetto la caratteristica nuvoletta di sperma uscire dai condotti spermatici al
momento dell’impatto dell’asta nelle carni del pesce.
Copiose catture di grosse femmine in tane su quelle batimetrie mi sono giunte
anche dalle testimonianze di altri pescatori subacquei (dalla Sicilia e dalla
Corsica).
In sostanza, nelle zone dove svolgo in prevalenza le mie battute di pesca, il
gioco riproduttivo si è svolto intorno ai 10/20 metri di profondità, con le
femmine che trovavano riparo in profonde spaccature nel terreno.
Non posso affermare che anche la riproduzione sia avvenuta in tana, ma la
concentrazione di individui dello stesso sesso in un’unica tana, lascia alcuni
interrogativi irrisolti sul rituale della loro riproduzione.
Nota del dott. Antonello Cossu
Caro Giorgio,
ho letto il diario. A conferma ti posso dire che anche io, nel nord-ovest ho
catturato saraghi di taglia ancora in riproduzione, ma a quote più basse, anche
se questo non vuol dire certo che sino ai 20 metri questi non fossero presenti,
sono io che li ho cercati nel bassofondo.
Due considerazioni.
La prima riguarda l’influenza della temperatura sui cicli riproduttivi.
Effettivamente nelle specie peciloterme il “freddo” cioè la minore disponibilità
termica determina una maggiore “energia” disponibile per i cicli vitali
dell’animale. In altre parole tutto si rallenta, in primis il suo sviluppo e in
seconda battuta tutto il suo repertorio strategico, fino alla riproduzione. Questo
però può non incidere sul numero di uova deposte o sulla loro natalità, nel
senso che è molto probabile che il totale delle uova che una femmina può
produrre potrebbe essere rimasto invariato pur dilatandosi nel tempo,
bisognerebbe approffondire questo argomento.
La seconda considerazione riguarda il Global Change a cui tu fai riferimento, e
qui mi trovo proprio come un’orata su un panettone di granito ricco di denti di
cane.
Il cambiamento climatico “misurato” è attualmente di 0.6°C nella media annua
rispetto a 100 anni fa, non credo che questo abbia portato a delle modifiche
sostanziali per gli abitanti del nostro mare.
Dovresti spostare il tiro sul Cambiamento Globale che comprende non solo il
“piccolo” cambiamento climatico, ma anche tutti quegli interventi umani che
hanno e stanno portando il pianeta verso un vero cambiamento e parliamo
dell’inquinamento per esempio, e non solo atmosferico.
Anche la realizzazione di riserve marine, la turisticizzazione (passatemi il
termine) di altre aree, l’afflusso di inquinanti, la realizzazione di nuovi porti, lo
scarico di petrolio lungo le coste, tutto questo credo determini un cambiamento
nelle abitudini dei pinnuti, maggiore che quello legato all’aumento delle
temperature.
Antonello