Diario di Pesca n°30
Fine maggio, primi di giugno 2003
Si è aperta la caccia al Dentice!
Questo diario di pesca necessita di un preambolo, che riassuma le mie
osservazioni nel periodo precedente, rilevante per inquadrare il comportamento
di quella che è considerata la preda più ambita del Mediterraneo e per
completare le considerazioni riportate nel mio libro: “L’aspetto dinamico al
Dentice”.
Durante tutto l’intervallo di tempo, a cavallo del mese di maggio, le acque
antistanti il nord est della Sardegna e il sud della Corsica sono state
caratterizzate dall’assenza di spigole e cefali e dalla temperatura dell’acqua,
relativamente bassa, rispetto alle medie stagionali degli altri anni:
abbondantemente sotto ai 15 °C
Un inverno freddo e piovoso ha contribuito a raffreddare e intorbidare l’acqua
anche nel mare della Sardegna, notoriamente trasparente!
Una prolungata e sorprendente fase riproduttiva del sarago maggiore, però, ha
compensato la generale penuria di pesci: in alcuni punti, sopra qualche
“sommo” staccato dalla costa, si poteva incontrare una nuvola composta di
decine e decine di questi sparidi dall’atteggiamento indolente.
Situazione gratificante solo per la visione, perché la maggior parte delle volte si
poteva contare su un’unica cattura, sullo smembramento della nuvola in tutte
le direzioni verso il fondo e sulla sua ricomposizione appena passato il pericolo,
a mezz’acqua sopragli stessi “cappelli”.
Nell’inverno/primavera: nessun incontro di “Dentici solitari” nel basso fondo,
anche se un amico corso mi ha raccontato di essere riuscito a catturarne
qualcuno all’agguato nella parte ovest dell’isola.
I Dentici sono migrati tardi (leggi diario dicembre 2002) e arriveranno a
colonizzare le secche profonde solo quando l’acqua sarà ben sopra i 18 gradi
centigradi.
A metà maggio, durante una missione di due giorni in terra corsa, ecco la
prima cattura!
Di fronte a Campomoro sulla secca omonima, dopo i primi “aspetti” a 25 metri
di profondità, mi accorgo che la loro inconfondibile sagoma aleggia molto sopra
la mia testa.
Mi sposto nella parte meno profonda della secca e dopo tre appostamenti
infruttuosi (sempre allietati da un avvistamento) finalmente un piccolo branco
mi punta: individui di taglie diverse si dirigono verso la mia postazione, mi
abbasso con la classica azione del polpo che si nasconde ed infilo nell’asta il
capobranco di 4 chili.
Prima osservazione: il punto della cattura presentava una concentrazione
sorprendente di diverse specie, saraghi delle tre famiglie, occhiate, alcune
corvine di piccola taglia e un cernione che si è andato ad infilare proprio sotto
la pietra sulla quale mi ero appostato.
Sempre più spesso pesci di specie diverse tendono a riunirsi per aumentare le
possibilità di difesa, in punti dove trovano alimento sufficiente per tutti.
Sono andato a curiosare nella tana e ho sorpreso la cernia, molto agitata che
per nascondersi stava cercando di intorbidare l’acqua con ampi movimenti della
coda, una cernia più piccola, intanto, mi osservava, in candela, ruotando le
pinne pettorali.
Nella stessa apnea ho catturato la mia preda,
Sembra impossibile, basta infilarsi in una tana che tirata fuori la testa, spunta il
Dentice!
Seconda osservazione: lo spostamento successivo mi sono diretto ad Est,
verso l’Eccica, isolotto allettante al largo della costa, ma ho trovato una
corrente gelata, mozzafiato, e uno scenario completamente diverso, veramente
povero di pesce.
Acqua fredda e torbida, niente Dentici!
Per la cronaca: riesco ad individuare solo piccoli gruppi di corvine, in
riproduzione e a catturare un maschio di taglia superiore ai due chili.
Il giorno successivo trovo la stessa situazione e naturalmente non avvisto i
Dentici…
Non ho nessuna voglia mettermi a fare l’agguato nel basso fondo: sono quattro
mesi che “faccio la Patella”!
Cambio posto cercando una zona dove l’acqua è più calda, ma inutilmente.
I due compagni di pesca, invece, nel basso fondo scoprono una situazione più
interessante: un discreto movimento di saraghi e qualche spigola, ma nel
basso fondo l’acqua si è già scaldata.
Dopo una settimana ritorno in Corsica per battere la stessa zona, sono ansioso
di incontrare, finalmente, i primi branchi di Dentici.
L’acqua in superficie è 18 ° C, ma a sette-otto metri sotto la superficie un
termoclino marcato mostra con evidenza una densità diversa: la temperatura
dell’acqua sotto il termoclino scende di ben quattro gradi!
Su alcuni cappelli al largo dalla costa riesco a scorgere dalla superficie dei
Dentici che mi passano sotto la pancia: stanno nella fascia calda, ma non c’è
verso di avvicinarli, il fondo è ancora più sotto e negli appostamenti che provo
dimostrano di non voler curiosare dove c’è freddo!
Una situazione da mangiarsi le mani!
Seguono lo stesso comportamento anche le altre specie: individuo branchi di
saraghi nella fascia d’acqua calda insieme alle occhiate, ma appena m’immergo
spariscono verso il fondo, sicuramente, andranno a riunirsi sopra qualche altro
cappello, o semplicemente, a mezz’acqua dove la temperatura è più alta.
Il giorno dopo torno a fare la patella contro gli scogli per non tornare in
Sardegna a mani vuote.
L’unica nota allegra di questa battuta: il compagno di pesca arpiona
un’Ombrina Boccadoro di tre chili, un pesce che non avevo mai incontrato e
non pensavo che fosse presente nel Mediterraneo.
Sul traghetto Bonifacio-SantaTeresa, sdraiato su una panca, un po’
sonnecchiando, un po’ riepilogando gli eventi, mi sovvengo che gli anni scorsi
avevo catturato i primi Dentici sulle secche del lato orientale della Sardegna,
dove l’acqua tende a riscaldarsi prima rispetto alle altre zone dell’isola.
Mi addormento per la stanchezza e la frustrazione, ma al risveglio dentro il
porto di Santa Teresa ho già maturato la decisione di controllare alcuni cappelli
esterni alla secca delle Bisce.
Dopo un giorno di riposo, batto la zona dove nel video “L’aspetto dinamico al
Dentice” chiudo la caccia con sei Denticiotti.
L’acqua è più calda che in Corsica e il termoclino è a 15 metri di profondità!
Come prevedevo fin dalle prime immersioni arrivano i primi branchi di Dentici
per un controllo territoriale.
Mi limito nelle catture perché è già una soddisfazione aver intuito la zona dove
trovare i predoni di stagione!
Il giorno successivo, l’apoteosi matura sulla secca dei Monaci: “aspetto” sul
cappello meno profondo (dodici metri di profondità), con una nuvola di Tanute
e di Saraghi fasciati che mi girano intorno alla testa e tre cerniotte che si
infilano sotto le lamiere del relitto, i branchi di pesci che si aprono e il Dentice
mi si avvicina dall’alto rasentando le rocce.
Credo che i branchi di Tanute e Saraghi mi abbiano tenuto nascosto al Dentice
fino al momento fatale.
Inutile dichiarare che l’acqua era trasparente con la temperatura intorno ai 20
°C e la secca pullulava di vita.
La morale di questo diario, se così si può dire, è “cerca il Dentice dovel’acqua è
più calda”