Diario di Pesca n°31
Lampughe POST-ESTIVE 2003
In quest’estate canicolare, non so quanti pescatori subacquei siano riusciti a
dedicarsi alla caccia al Dentice, con i milioni di turisti riversati sulle spiagge e
lungo i litorali italiani e i branchi di Dentici che hanno disertato le secche
abituali.
Le poche volte che mi sono recato a pescare, all’alba nel mese d’agosto, non
mi sono trovato circondato da pesci, ma da barche: la mattina presto, da
improvvisati pescatori alla traina (com’è bello trainare intorno al pallone
segnasub!) e, dopo le dieci, da mutanti scatenati alla ricerca di un libero sfogo
dopo l’applicazione della nuova normativa sulla circolazione automobilistica
stradale.
In mare per loro è tutto concesso, dalla velocità alla mancanza della
considerazione della vita altrui (è assurdo che ancora oggi la mancanza del
rispetto della distanza dalla boa segnasub, non sia sanzionata con una multa
salata, almeno quanto la nostra…quando non ci segnaliamo col pallone).
Tutto ciò, però, oggi, è solo un ricordo!
I primi venti freddi hanno portato via i turisti e i Dentici si aggirano famelici
dappertutto: sulle praterie di Posidonia, intorno ai cappelli delle secche e
stranamente anche nel basso fondo.
L’insieme delle condizioni ambientali deve aver influito sulla presenza dei
Dentici nelle zone dove s’incontravano abitualmente e, mentre nel mese
d’agosto 2001 ho registrato un impressionante numero di catture, quest’anno
né io, né altri, abbiamo abbondato nei carnieri del pregiato predone.
Quest’estate, anche al largo della costa, l’acqua del mare ha raggiunto una
temperatura record di 27 °C.
Le mie osservazioni fanno supporre che l’acqua troppo calda non sia gradita a
questi sparidi, proprio come quella troppo fredda.
Il cacciatore, però, deve vivere nel presente, accettare situazioni nuove,
interpretarle, adattarsi.
Il clima sta cambiando non solo sulla terra ferma: nel mare l’innalzamento
delle temperature medie stagionali favorisce la colonizzazione di nuove specie
che vengono a trovarsi in competizione alimentare con quelle preesistenti.
Ricordo brevemente che l’introduzione del Dingo in Australia ha determinato la
crisi dei marsupiali con l’estinzione di alcune specie: il canide più agile e
strategicamente più agguerrito, ha semplicemente tolto il cibo alle specie
autoctone mettendole in crisi.
Lo stesso processo può avvenire anche tra i pesci ed ogni nuovo arrivo va
studiato nei termini dell’alterazione dell’equilibrio “predatore-risorsa”.
Nel Tirreno settentrionale ci siamo appena abituati alla colonizzazione dei
Barracuda e della Donzella pavonia, che un altro predatore, veloce e spietato
(spietato per la prospettiva umana) è giunto, nel basso fondo, ad insidiare i
pesci bersaglio dei predatori della stessa taglia: ha i denti aguzzi come il
Barracuda, ma il corpo meno slanciato è il pesce Serra.
La Spigola già in difficoltà (gli avvistamenti si stanno riducendo anno dopo
anno) ha trovato un nuovo concorrente nel basso fondo e non c’è da
rallegrarsi, anche se i pescatori subacquei hanno trovato un nuovo bersaglio.
Non basta!
La sorpresa di questa fine estate 2003 è stata l’arrivo di numerosi branchi di
Lampughe: sono apparse, contemporaneamente, lungo tutti i litorali del
Tirreno (non ho segnalazioni dall’Adriatico).
Mi hanno assalito durante una lezione con solo un fucile impugnato ed io
disarmato come due dei tre allievi del mio corso, situazione da mangiarsi le
mani.
Stavano cacciando i numerosi branchi di Latterini che si erano schiacciati
contro la costa sud di Capo Testa.
Questi pelagici nuotano appena sotto la superficie del mare ed hanno una
livrea mimetica, color acqua con piccole macchie gialle cangianti,
particolarmente funzionale agli attacchi portati sotto il pelo dell’acqua.
Si avvicinano ad una velocità inconsueta per i pesci del basso fondo e cacciano
in branco con strategie coordinate, arrivano materializzandosi dal blu e
scompaiono come una visione irreale, uno spettacolo!
Come accade spesso “pesce attira pesce”.
In quel tratto di costa insieme alle Lampughe abbiamo avvistato di tutto!
Una spigola, anche questa a caccia di Latterini, ma con una strategia d’attacco
differente: si move rasente il fondo per balzare in mezzo al branco dal basso
verso l’alto; qualche Orata di buona taglia, pesce che, quando grufola sul fondo
a testa in giù, approfitta sempre della presenza di qualche altra specie nel
basso fondo per garantirsi un’informazione sul sopraggiungere di un pericolo;
grossi saraghi maggiori, pesci dalle spiccate caratteristiche associative anche
con altre specie; qualche Leccia stella di piccole dimensioni, veloci e scattanti
come le Lampughe.
L’abbondanza di pesce in quel tratto di costa non si è ripetuta nelle altre zone
di pesca battute in quella giornata, ma, poco distante da Capo Testa, un allievo
ha avuto successo nella cattura di una Lampuga, successivamente, sfilettata e
preparata in carpaccio per la cena!
Gli avvistamenti di questo pelagico hanno riguardato solo pesci di taglia
modesta, al massimo 2/3 chili e la strategia di caccia adottata è stata molto
istintiva: un agguato presso le punte, i piccoli promontori lungo la costa lungo i
loro tragitti e nelle baie dove si raccoglievano i branchi di Latterini.
Nella maggior parte dei casi si trattava di individuare un branco delle piccole
prede ed aguzzare la vista su tutto ciò che si muoveva sotto il pelo dell’acqua
nei loro dintorni: una volta ho notato i Latterini che stavano saltando fuori
dall’acqua dirigendosi nella mia direzione, immancabilmente, dietro è spuntata
la Lampuga!
Mi sono state segnalate catture di Lampughe della stessa taglia anche con la
pesca alla traina da pescatori contrariati perché questo pelagico ha la bocca
piccola e sbocconcella l’aguglia impiegata come esca viva per i Dentici e le
Ricciole, insomma, rovina il pesce esca senza arrivare ad una “ferrata”.
In ventitre anni di pesca quotidiana nel nord Sardegna non ho mai avvistato
una Lampuga, anche se altri pescatori subacquei mi hanno segnalato alcune
catture!
Terry Maas nel suo bel libro BLUEWATER HUNTING scrivendo del Dolphin
Fish (così si chiama in inglese) sostiene che la Lampuga cresce con una
rapidità incredibile: 30 pound l’anno, quattro chili e mezzo l’anno! Le sue uova
si schiudono nello stesso modo: in 60 ore.
Riporta anche il record di cattura nel North America: 70 pound, 31.8 kg.
La foto riportate nel suo libro relative alla cattura record è impressionante,
dato che questo pelagico ha un corpo molto compresso e raggiunge in rapporto
al peso una grande lunghezza.
Ho avuto modo di avvistare questo predatore nel basso fondo con una livrea
mimetica specifica per questo ambiente, ma una foto dal vivo, scattata da J
Watt, mostra una Lampuga dal fondo giallo con bande color verde/bleu.
Terry Maas scrive che la Lampuga è capace di cambiare la sua livrea mimetica
anche istantaneamente dal color oro, al blu elettrico e all’argento, ma potrebbe
trattarsi di una variante atlantica del pesce che si trova nel Mediterraneo.
Ciao Giorgio, come al solito il tuo articolo è puntuale nel descrivere lo stato dei
fatti e l'evoluzione dell'ambiente liquido. Mi dispiace soltanto che
l'aggiornamento del tuo sito non sia così frequente come tutti vorrebbero che
fosse.
In allegato ti trasmetto una foto che prova
in pieno come sia aumentata la taglia della
lampuga che si incontra lungo le nostre
coste, generalmente gli incontri che ho
fatto negli anni addietro non permettevano
più catture di esemplari di dimensioni
generose (dai 3 ai 4 kg), speriamo che i
nostri predatori non abbiano a soffrirne
troppo. Le lampughe con pomodorini, olive e capperi sono buone, ma vuoi
mettere un bel dentice o una spigola con le patate.
Spero di sentirti presto con delle buone notizie, oggi il tempo è una vera
schifezza, chissà se domani....
Antonio.