Il comportamento dei pesci gregari: il banco

Atterro sul fondo roccioso e tutti i piccoli pesci che si trovavano sparpagliati nella colonna d'acqua, improvvisamente si coalizzano, le immagini del mio video mostrano una nuvola di castagnole che in pochi secondi mi circonda, si compattano e stranamente si collocano intorno alla testa, e alcuni intorno alle estremità delle pinne che hanno ancora un leggero sussulto di assestamento sul terreno.

A guardare bene, i piccoli pesci mantengono una distanza costante l'uno dall'altro ed anche quando si spostano, perché avanzo verso un'altra postazione di pesca, nessuno di loro si avvicina o si allontana reciprocamente più di una distanza predefinita e costante.

Come fanno e perché?

L'osservazione del comportamento gregario dei pesci ha sempre affascinato sotto il profilo venatorio il pescatore subacqueo, ma prima di lui gli scienziati del comportamento animale.

In letteratura si parla di "banco" quando ci troviamo di fronte ad un assembramento di pesci della stessa specie e approssimativamente della stessa taglia che hanno perso le caratteristiche individuali per adottare quelle di un aggregato dalla personalità collettiva, mentre ci si riferisce ad un "branco" quando l'aggregato può non essere della stessa taglia e/o mantiene una indipendenza individuale,  faccio un esempio:

-         un drappello di spigole o di dentici è un branco perché ciascun pesce mantiene la sua singolarità nelle scelte che opera, si avvicina o si allontana da noi individualmente, mentre ci troviamo disposti "all'aspetto", immobili sul fondo.

-         mentre un aggregato di castagnole è un banco di pesci perché si muovono e interagiscono con noi come un entità unica.

B.L. Partridge presso il Department for Agricolture and Fisheries for Scotland ad  Aberdeen ha studiato dentro una vasca toroidale il comportamento di un piccolo banco di  Pollachius virens (una specie simile al merluzzo detto anche merlano nero), numerando i singoli pesci e filmando i loro spostamenti. Il tutto riportato in un grafico che ha definito gli spostamenti reciproci alle rispettive profondità dal fondo della vasca.

Scrive Partrigde:

"...Si pensava che ogni pesce mantenesse la propria posizione all'interno del banco facendo uso principalmente della vista. Il nostro lavoro ha dimostrato che la linea laterale, un organo sensibile a variazioni transitorie nell'acqua spostata, ha la stessa importanza della vista.

Il nostro lavoro ha dimostrato inoltre che il banco di pesci non è una struttura geometrica regolare come un reticolo cristallino. In ogni specie un pesce ha una distanza e una sua angolatura preferenziale rispetto al suo più stretto vicino...Ogni pesce una volta stabilita la sua posizione, adopera gli occhi e le linee laterali simultaneamente per misurare la velocità degli altri individui del banco; regola di conseguenza la sua velocità per uniformarla a una media ponderata che mette in rilievo il contributo dei pesci circostanti. La combinazione e il confronto delle informazioni provenienti dai due sistemi sensoriali forniscono le basi per tutte le complicate manovre del banco..."

Lo studio di Partridge ha svelato molti aspetti del comportamento di un banco, ma prima di approfondire questa ricerca sperimentale è opportuno chiedersi come e perché la natura abbia evoluto un comportamento simile.

La spiegazione primaria è da ricercare nella lotta per la sopravvivenza delle singole specie.

La maggior parte dei pesci che fanno vita in banco sono di  piccola taglia, ad una prima riflessione può sembrare che il riunirsi in un assembramento numeroso sia controproducente in quanto più visibile da lontano. In verità la probabilità che un predatore ha di avvistare un singolo pesce nelle sterminate distanze reciproche che caratterizza la vita oceanica è identico a quella di avvistare un banco. Ciò è indipendente dalle dimensioni del pesce e conseguente alle caratteristiche dell'ambiente marino dove la visibilità non è mai superiore ai cinquanta metri (il ricercatore parla di 200 metri).

Facciamo l'ipotesi di un banco composto da tre pesci: il banco è certamente più visibile del singolo pesce quindi le probabilità di avvistamento sono superiori, ma da un punto di vista statistico, nelle immensità oceaniche c'è una maggiore probabilità di incontrare uno dei tre pesci isolati e separati, piuttosto che il banco composto dai tre pesci riuniti.

Che la selezione naturale sia esperta in scienze statistiche può stupire, ma forse al contrario le scienze statistiche studiano ciò che la natura ha selezionato in migliaia di anni nel principio della sopravvivenza del più adatto.

A questo punto è chiaro che la percentuale di sopravvivenza si alza man mano che il banco cresce di dimensioni, cioè nel numero dei suoi componenti.

Tuttavia, alzare la probabilità di permanenza in vita dei singoli individui non è la sola ragione per vivere in banco, ci sono numerosi esempi di specie che adottano questo stile di vita nonostante frequentino ambienti acquatici ristretti, come fiumi o laghi, dove sono a stretto contatto con i predatori. Inoltre dobbiamo anche considerare le strategie difensive molto efficaci del banco che sfrutta a tutti i livelli l'effetto confusione che insorge nel predatore quando vede molte prede uguali che "esplodono" di fronte ad un suo attacco. L'effetto confusione consiste nel  disorientamento del predatore, indeciso, su quale individuo predare (è un effetto che proviamo anche noi pescatori in apnea quando ci troviamo  in una situazione simile).

Sono convinto però che le ragioni appena descritte non interpretino a fondo una scelta di vita così condizionante per gli individui come lo è ad esempio per le specie terrestri degli insetti che vivono in colonie.

Il banco rappresenta una forma di vita sociale sviluppatasi nel corso di una lunga storia evolutiva.

Si tratta spesso di consanguinei (figli della stessa madre) e molti atteggiamenti di sostegno empatico (di cui ho riferito in alcuni video dove mostro la cattura di una ricciola di un banco) dimostrano l'esistenza di una cultura animale all'interno del banco.

Scrive ancora Partrigde:

"...La mia analisi delle videocassette di sanguinerole (Phoxinus phoxinus) che nuotano in una vasca dimostra che, quando ci sono due pesci, uno funge da guida (capo) e l'altro lo segue (gregario). Il gregario regola la sua velocità e la sua posizione in modo da uniformarle a quelle del capo...Quando viene aggiunta una terza sanguinerola nella vasca, lo schema cambia: in un gruppo di tre o più pesci non esiste un capo. Ciascuna sanguinerola regola velocità e rotta per renderle omogenee a quelle degli altri pesci, subendo maggiormente l'influenza dei pesci più vicini. Così, in un certo senso , tutto il banco è la guida e ciascun individuo è gregario..."

Quindi, la condizione da tre o più pesci resetta gli schemi comportamentali dell'individuo che adotta uno schema dinamico diverso.

La forma che assumono i banchi non è regolare in tutte le specie che sono state osservate, la struttura del banco è probabilistica. In ogni specie c'è una distanza ottimale tra un individuo e l'altro, tuttavia, in caso di pericolo è dimostrato che questa distanza tende a diminuire .

Alcuni studiosi hanno osservato che molti altri banchi in natura seguono le stesse leggi, come appunto i girini e i calamari, gli stormi di certi uccelli come gli storni.

Ognuna delle 10.000 specie di pesci che vivono in banco presenta delle caratterizzazioni diverse.

Lo studio di Partridge si riferisce ad una specie pelagica di cui non conosco  le caratteristiche etologiche, mentre conosco quelle di un'altra specie che vive in banchi e che incontro ogni volta che mi immergo: la castagnola (Chromis chromis). Questo piccolo pesce staziona nella colonna d'acqua sopra le rocce o le praterie di Posidonie da pochi metri fino a 40/50 metri di fondo, quindi presenta delle abitudini stanziali.

Ho visto questo pesce di pochi centimetri allontanare con attacchi collettivi a morsi  grossi saraghi, quando nel periodo della riproduzione (maggio-agosto) i maschi puliscono un tratto di roccia esposto in corrente dove la femmina depone le sue uova adesive. Ciò fa pensare ad una coalizione tra maschi nel difendere un territorio dove custodiscono le uova fino alla schiusa.

Ecco un aspetto sociale della vita in banco che non è rivolto unicamente ad evitare la predazione, ma ad una attiva vita sociale.

Dirò di più, la situazione che ho descritto all'inizio dell'articolo e che ho riscontrato anche in altre specie che vivono in banco come le acciughe o i latterini offre interpretazioni molto spinte sul piano del comportamento: come fanno ad individuare e attorniare in formazione compatta la testa del sub, perché circondarlo fino a coprire la sua visuale. L'istinto territoriale li spinge in bocca al possibile predatore?

La differenza tra la vita in banco ed in branco che ho descritto all'inizio in verità è molto sottile.

Gli stadi giovanili di molti predatori hanno spesso una fase nella quale vivono in banco, per passare alla vita di branco appena sono in grado di applicare schemi di predazione collettiva.

A mio avviso lo schema comportamentale della vita in banco non viene mai abbandonata, assistiamo infatti ad aggregazioni miste quando prevale l'istinto difensivo: specie diverse si aggregano per sfruttare il vantaggio di avere più occhi a controllare il circondario. In un mio video mostro orate che assumono la specificità di dentici nuotando apparentemente senza scopo in formazione con questi predatori quando la loro alimentazione non prevede alcuna predazione sulle specie bersaglio dei dentici, ma si alimentano di molluschi, crostacei , vermi, oloturie, quindi con comportamento specifico prevalente da pesce razzolatore.

Anche lo schema comportamentale di nascondere il proprio corpo insabbiandolo, tipico degli stadi giovanili di certe specie, non viene mai abbandonato nello stadio adulto, pur rarissimo, viene rispolverato nelle situazioni di estrema necessità.

In conclusione, il comportamento dei pesci è molto plastico, per cui lo schema del comportamento del banco, comune a molti stadi giovanili di alcune specie, a volte, riaffiora e viene riutilizzato da adulti a mero scopo difensivo, senza nulla togliere alla specificità delle specie che invece vivono stabilmente in banco i cui individui quando si trovano isolati per ragioni conseguenti ad un attacco si dimostrano spaesate, verosimilmente cercando nella colonna d'acqua la vicinanza dei cospecifici.

Un'ultima caratteristica importante che riguarda il comportamento del banco è la polarità, ovvero la direzione testa –coda che assumono tutti gli individui quando sono in movimento.

Di solito quando i pesci si alimentano, a qualunque specie appartengano, non mantengono alcuna polarità definita ma sono rivolti in tutte le direzioni, anche le distanze che tengono dai cospecifici sono più ampie e variabili. Quando per qualunque ragione il banco si sposta o si sente minacciato i suoi membri si compattano e assumono una disposizione polare o parallela.

Tornando all'esempio delle castagnole il pescatore subacqueo che pratica la pesca al dentice o alla ricciola, si è abituato ad osservare con attenzione il comportamento di questi piccoli pesci ogni presenti sulle secche al largo della costa: se stanno distanti senza rispettare alcuna polarità significa che non ci sono predatori in vista, se invece iniziano a spostarsi compattandosi, la polarità che assumono indica da quale direzione sta arrivando il loro  pericolo che, invece, per noi può rappresentare l'agognata preda.